La Petruzzella
È la regina dei nostri fior di latte; filata e mozzata a mano. Dal sapore dolce, lattico e dal caratteristico colore avorio dovuto al latte di vacca bruna è contraddistinta dal “baffo”, segno di artigianalità.
È la regina dei nostri fior di latte; filata e mozzata a mano. Dal sapore dolce, lattico e dal caratteristico colore avorio dovuto al latte di vacca bruna è contraddistinta dal “baffo”, segno di artigianalità.
Nascono dalla pasta appena filata. Le mani dei casari formano un filo sottile di pasta e lo annodano dando vita al nodino con la sua classica consistenza turgida all’assaggio. Con la stessa tecnica vengono create anche le treccine.
Il più nobile dei formaggi, viene fatto ancora come una volta come quando nostro nonno, da bambino, lo faceva nei boschi, usando caglio in pasta di capretto e il sapere della filatura e formatura fatta a mano. La sua variante stagionata, il caciocavallo antica latteria lucana, viene affinata, per almeno 6 mesi, in grotta. Grazie all’umidità variabile ha una consistenza e sapore diverso in ogni periodo dell’anno.
Una maturazione lenta di circa 16/18 ore dona a questo formaggio una dolcezza ed una morbidezza caratteristica. La sua variante affumicata viene prodotta usando solo paglia di avena. Per la variante ai peperoni usiamo solo Peperoni cruschi di Senise IGP mentre per quella al tartufo usiamo solo tartufo nero di Marsicovetere.
Il primo formaggio digestivo: il giusto equilibrio tra il sapore del caciocavallo con in più il retrogusto del limone.
Il segreto è la naturalezza, nessuna aggiunta di correttori di acidità, solo la maestria di giochi di vapore di nonna Pinuccia, la maestra, che le donano una delicatezza e una cremosità che durano nei giorni. La stessa, salata e stagionata circa 60 giorni, è ottima grattugiare sulla pasta fatta in casa.
Il nodino sfilacciato con l’aggiunta della panna fondono nella stracciata con un risultato delizioso al palato.
L’involucro sottile di mozzarella dal cuore di panna e nodini sfilacciati il tutto sigillato da un delicato filo di rafia.
Il metodo più antico di conservazione del burro: un involucro di scamorza con al centro una pallina di burro. Con l’avanzare della stagionatura il burro assume un sapore inimitabile. Il burrino è anche chiamato “manteca”.